La Val d’Orcia non è solo uno splendido quadretto toscano perfetto per escursioni, relax e viaggio gastronomici.
Ecco qui alcune piccole curiosità, misteri e aneddoti interessanti di questa magnifica valle toscana.
Ora splendidi Appennini ma un tempo…
Se torniamo in dietro al Periodo del Pliocene (sì, un’eternità fa, tra i 2.5 e i 5.3 milioni di anni fa), in questa zona c’era uno splendido mare tropicale. Non ci è dato sapere quali meravigliose specie variopinte popolassero questo mare ma certamente c’erano squali e delfini. Come lo sappiamo? Grazie ai ritrovamenti che queste terre hanno conservato per noi. Le crete della Val d’Orcia sono state custodi di un dente di squalo e le argille della zona di Lucciola Bella sono invece state lo scrigno per lo scheletro di un delfino. Resti antichi che ci fanno immaginare uno scenario molto differente, un panorama marino con solo poche isole a costellare quest’immensa massa d’acqua.
Il diavolo e l’acqua santa
Il noto Conte Dracula era in realtà un nobile, vissuto intorno al 1400, chiamato Vlad III. Si è parlato molto del conte Dracula per via del titolo Dracul, che stava a significare l’appartenenza a un ordine cavalleresco quello del Drago, nato appositamente per difendere i cristiani e la cristianità più in generale da eresie e attacchi pagani.
Proprio per questa vicinanza al mondo cristiano Papa Pio II, Papa di origine pientina, ha avuto molti rapporti con il terribile Conte Dracula. Vi era ammirazione mista a sdegno per le gesta del temibile Vlad III contro gli Ottomani che minacciavano l’Europa. Sicuramente era un ottimo strumento di difesa avere il Conte Dracula dalla propria parte, allo stesso tempo la spietatezza con cui questi si scagliava contro i suoi nemici lo rendeva agli occhi dei più temibile e crudele.
Una meridiana monumentale
Il Duomo di Pienza, Chiesa dedicata a S. Maria Assunta, si può considerare un’enorme meridiana cittadina. La proiezione dell’ombra della Cattedrale sul selciato crea un gioco molto particolare in due definiti momenti dell’anno. Se ti trovi a Pienza 10 o 11 giorni dopo l’equinozio (indipendentemente che sia primaverile o autunnale), puoi ammirare un fenomeno molto particolare e caratteristico che ha a che vedere sia con la luce del sole che con il Duomo: l’ombra della cattedrale si va ad allineare perfettamente con i riquadri laterali del selciato, toccando tutti i rettangoli con elegante simmetria.
Calanchi e biancane… occhio a non confondersi!
Spesso questi due fenomeni geologici vengono confusi o i due termini si utilizzano come fossero sinonimi, in maniera errata. La Val d’Orcia presenta uno scenario perfetto per ammirare queste particolari conformazioni del territorio.
I calanchi sono dei profondi solchi nel terreno, vengono definiti a “lama di coltello” perché sono stretti e lunghi. Si creano per via dell’opera dell’erosione data dal dilavamento delle acque su rocce argillose degradate. In questi luoghi non c’è una grossa presenza di vegetazione e questo rende il terreno soggetto al fenomeno del ruscellamento.
Il paesaggio è aspro e molto particolare, le creste sottili e lunghe, proprio come le lame di un coltello, regalano giochi di luci e ombre pittoreschi. Le creste più rotondeggianti, stondate dall’erosione e dal tempo, si chiamano biancane e la loro conformazione viene volgarmente detta a “dorso di elefante”.
Le similitudini non finiscono qui, in base a come sono disposti calanchi e biancane, infatti, vengono detti a spina di pesce piuttosto che a raggiera o a pettine.
La dea della Luna e i suoi specchi d’asino
Gli specchi d’asino sono un particolare elemento che il territorio della Val d’Orcia regala a chi è capace di osservare, cercare e ammirare la bellezza delle piccole peculiarità del terreno.
Una pietra tenerissima, talmente tenera da poter essere incisa e scalfita con un’unghia umana, deve la sua singolarità ai riflessi, talmente pallidi da ricordare il riflesso della luce lunare.
Questa pietra si chiama Selenite, da Selene, dea della Luna per gli antichi greci.
Ma come si è passati dalla dea della luna allo specchio d’asino? Non lo sappiamo. Come molti racconti della Val d’Orcia è ancora avvolta nel mistero, la sola cosa che possiamo dire con certezza è che non si tratta di un nome inventato così su due piedi per far della chiacchiera, e questo lo affermiamo perché la Selenite è conosciuta come specchio d’asino a livello internazionale, ce lo testimonia la letteratura.
Ecco qui alcune piccole curiosità, misteri e aneddoti interessanti di questa magnifica valle toscana.
Ora splendidi Appennini ma un tempo…
Se torniamo in dietro al Periodo del Pliocene (sì, un’eternità fa, tra i 2.5 e i 5.3 milioni di anni fa), in questa zona c’era uno splendido mare tropicale. Non ci è dato sapere quali meravigliose specie variopinte popolassero questo mare ma certamente c’erano squali e delfini. Come lo sappiamo? Grazie ai ritrovamenti che queste terre hanno conservato per noi. Le crete della Val d’Orcia sono state custodi di un dente di squalo e le argille della zona di Lucciola Bella sono invece state lo scrigno per lo scheletro di un delfino. Resti antichi che ci fanno immaginare uno scenario molto differente, un panorama marino con solo poche isole a costellare quest’immensa massa d’acqua.
Il diavolo e l’acqua santa
Il noto Conte Dracula era in realtà un nobile, vissuto intorno al 1400, chiamato Vlad III. Si è parlato molto del conte Dracula per via del titolo Dracul, che stava a significare l’appartenenza a un ordine cavalleresco quello del Drago, nato appositamente per difendere i cristiani e la cristianità più in generale da eresie e attacchi pagani.
Proprio per questa vicinanza al mondo cristiano Papa Pio II, Papa di origine pientina, ha avuto molti rapporti con il terribile Conte Dracula. Vi era ammirazione mista a sdegno per le gesta del temibile Vlad III contro gli Ottomani che minacciavano l’Europa. Sicuramente era un ottimo strumento di difesa avere il Conte Dracula dalla propria parte, allo stesso tempo la spietatezza con cui questi si scagliava contro i suoi nemici lo rendeva agli occhi dei più temibile e crudele.
Una meridiana monumentale
Il Duomo di Pienza, Chiesa dedicata a S. Maria Assunta, si può considerare un’enorme meridiana cittadina. La proiezione dell’ombra della Cattedrale sul selciato crea un gioco molto particolare in due definiti momenti dell’anno. Se ti trovi a Pienza 10 o 11 giorni dopo l’equinozio (indipendentemente che sia primaverile o autunnale), puoi ammirare un fenomeno molto particolare e caratteristico che ha a che vedere sia con la luce del sole che con il Duomo: l’ombra della cattedrale si va ad allineare perfettamente con i riquadri laterali del selciato, toccando tutti i rettangoli con elegante simmetria.
Calanchi e biancane… occhio a non confondersi!
Spesso questi due fenomeni geologici vengono confusi o i due termini si utilizzano come fossero sinonimi, in maniera errata. La Val d’Orcia presenta uno scenario perfetto per ammirare queste particolari conformazioni del territorio.
I calanchi sono dei profondi solchi nel terreno, vengono definiti a “lama di coltello” perché sono stretti e lunghi. Si creano per via dell’opera dell’erosione data dal dilavamento delle acque su rocce argillose degradate. In questi luoghi non c’è una grossa presenza di vegetazione e questo rende il terreno soggetto al fenomeno del ruscellamento.
Il paesaggio è aspro e molto particolare, le creste sottili e lunghe, proprio come le lame di un coltello, regalano giochi di luci e ombre pittoreschi. Le creste più rotondeggianti, stondate dall’erosione e dal tempo, si chiamano biancane e la loro conformazione viene volgarmente detta a “dorso di elefante”.
Le similitudini non finiscono qui, in base a come sono disposti calanchi e biancane, infatti, vengono detti a spina di pesce piuttosto che a raggiera o a pettine.
La dea della Luna e i suoi specchi d’asino
Gli specchi d’asino sono un particolare elemento che il territorio della Val d’Orcia regala a chi è capace di osservare, cercare e ammirare la bellezza delle piccole peculiarità del terreno.
Una pietra tenerissima, talmente tenera da poter essere incisa e scalfita con un’unghia umana, deve la sua singolarità ai riflessi, talmente pallidi da ricordare il riflesso della luce lunare.
Questa pietra si chiama Selenite, da Selene, dea della Luna per gli antichi greci.
Ma come si è passati dalla dea della luna allo specchio d’asino? Non lo sappiamo. Come molti racconti della Val d’Orcia è ancora avvolta nel mistero, la sola cosa che possiamo dire con certezza è che non si tratta di un nome inventato così su due piedi per far della chiacchiera, e questo lo affermiamo perché la Selenite è conosciuta come specchio d’asino a livello internazionale, ce lo testimonia la letteratura.